L'apertura del canale di Suez modificò, alla fine del secolo scorso, il panorama dell'economia pre-industriale risiera, consentendo l'arrivo in Europa di riso asiatico a prezzi assai competitivi. Sin dal XV secolo il commercio del riso italiano aveva trovato sbocchi in Francia,Svizzera,Austria,Germania e nel bacino del Mediterraneo; inizialmente a prezzi molto elevati, come si comprende da un'ordinanza del tribunale di Provvigioni che , verso la fine del dominio Visconteo, stabiliva che i droghieri non potessero venderlo a più di 12 lire imperiali alla libbra, una somma cospicua (25 lire d'allora al chilo). Più tardi , Ludovico il Moro, negli anni a cavallo del 1500, vietò l'esportazione del riso perché, attraverso il valico del Gottardo, veniva convogliata verso l'Europa centrale gran parte della produzione del Ducato, causa i maggiori prezzi colà pagati. Diminuita l'esportazione, a partire dagli ultimi anni dell'ottocento le superfici coltivate a riso gradualmente si ridussero anche per via di una notevole contrazione dei consumi pro capite nell'Italia settentrionale.Infatti le abitudini alimentari contadino-popolari tesero vieppiù verso frumento e mais, le cui coltivazioni risentirono grande beneficio dall'attenuazione della cosiddetta "tassa sul macinato".
Dopo un lungo periodo di stasi nello sviluppo della coltivazione in Italia,(ma non di recessione), nel dopo-guerra si ebbe l'impiego di procedimenti meccanizzati, di nuovi fertilizzanti e di sementi più produttive. A partire dal 1967 con la costituzione della CEE, al riso Italiano vennero ampliati gli sbocchi commerciali nel Mercato Comune e ,per conseguenza la produzione andò aumentando. Attualmente ,essa è estesa su circa 220.000 ettari , che rappresentano un massimo storico,ma con una produzione che raggiunge le 6 tonnellate per ettaro , contro 1,8 dei secoli scorsi e 4 tonnellate del periodo tra le due guerre.
Il consumo del riso in Italia ,contrariamente a quel che si crede, non è elevato, essendo equivalente a circa 4,5kg. Pro-capite/anno, quantità che risulta di cinque volte inferiore a quella rappresentante il consumo delle paste alimentari secche .
In Italia la coltivazione del riso si fa principalmente in sommersione, con controllo del livello dell'acqua durante tutto il ciclo vegetativo che va dalla semina in aprile sino a settembre inoltrato.Solo recentemente (da una decina di anni) sono state introdotte coltivazioni "all'asciutta" che non hanno avuto un grande seguito per i problemi connessi con la bassa qualità del riso raccolto.Non tutti sanno che la pianta del riso rifiuta le acque stagnanti: perciò il terreno è preparato per la semina in riquadri, delimitati da argini di differente altezza che mantengono ogni risaia ad un livello diverso dalla vicina, in modo da consentire all'acqua di scorrere dall'una all'altra in modo lento e continuo. In Giugno avviene la monda della risaia dalle erbe infestanti che sottraggono nutrimento al riso.Ancora nel dopo guerra vi erano addette le mondine, impiegate anche per il trapianto.Era infatti abbastanza diffuso il metodo di prima raccogliere il frumento e poi, sul medesimo terreno, di preparare la risaia per trapiantarvi. |