Merita un cenno di biasimo l'uso invalso in Italia di vasellinare il riso lavorato, ossia di trattarlo con paraffine liquide, immesse in misura rilevante (300/500 gr. per 100kg. di riso) e l'utilizzo, sempre più diffuso del carbonato di calcio (polvere di marmo) per ottenere una maggior scorrevolezza del riso durante il processo di raffinazione ed anche per rendere più omogenea la superficie del chicco e farla sembrare otticamente più bianca. Anche l'impiego delle paraffine liquide ha il medesimo scopo, oltre che quello di ritardare nel tempo la comparsa della cosiddetta farinetta, che incipriando le dita, sembra dare così fastidio a tante massaie. Fortunatamente, dato che la legge Italiana prescrive l'elencazione sull'imballo di ogni additivo impiegato, le principali riserie, che sino ad oggi ne hanno omesso l'indicazione, stanno sostituendo gli oli di vaselina con oli di semi. Gli industriali più sensibili, stanno spingendo la ricerca per ridare al riso il suo olio, quello che è contenuto nella gemma del riso, e che oggi viene destinato ad utilizzi zootecnici.
Per rendersi edotti della complessità dei problemi connessi al procedimento di raffinazione e della molta strada ancora da percorrere per il suo perfezionamento, converrà partire dall'osservazione che, dal punto di vista biologico-alimentare, il riso è superiore a tutti gli altri cereali già nello stadio fin troppo spinto di presentazione al quale siamo andati abituandoci negli ultimi decenni, per cui una lavorazione più corretta unita a possibili reintegrazioni di sostanze andate disperse per motivi tecnologici potrebbe aumentarne ulteriormente il valore e parallelamente il gradimento da parte del pubblico e quindi favorirne il consumo.
Già oggi grandi prospettive si aprono con la ricerca nel settore delle bio-tecnologie e nella ricerca in agricoltura nel mondo.
Nel numero di Aprile 2001 del "Risicoltore" (la rivista mensile dell'E.N.Risi)grande risalto viene dato al Golden Rice (tradotto letteralmente il riso d'oro); riso ottenuto grazie alle bio-tecnologie contenente la così definita "provitamina" beta-carotene, che una volta ingerita nell'organismo umano, si trasforma in vitamina A. Ciò significa che ben presto (4 o 5 anni) si potrà salvare molte vite umane, in particolare i milioni di bambini affetti da carenza di vitamina A, oggi fortemente a rischio di malattie. Ne trarranno vantaggio quelle popolazioni Asiatiche con dieta basata essenzialmente sulla razione giornaliera di riso, che non hanno la possibilità di alimentarsi con altre fonti (verdure, frutta,ecc.) e naturalmente tutte quelle più povere disseminate nel mondo.
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